
Si tratta di un documento, stilato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari, che offre un quadro estremamente dettagliato degli ecosistemi acquatici e delle specie ittiche che li popolano.
Prende vita, in seguito all’approvazione da parte della Giunta regionale, la delibera sulla Carta Ittica delle acque dolci della Sardegna. Si tratta di un documento, stilato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari, che offre un quadro estremamente dettagliato degli ecosistemi acquatici e delle specie ittiche che li popolano, con una particolare attenzione verso quelle che corrono il pericolo d’estinzione.
A illustrare il provvedimento è Gianni Lampis, assessore all’Ambiente della Regione Sardegna: “Con l’adozione della Carta ittica, la Regione Sardegna si dota di un nuovo e importante strumento di supporto, basato su conoscenza-ricerca, pianificazione-programmazione degli interventi e monitoraggio, e promuove specifiche misure di tutela all’interno degli strumenti di pianificazione e di gestione territoriale, rendendo centrale il ruolo del monitoraggio ambientale e la diffusione dei dati disponibili, in stretta integrazione con il Sistema informativo regionale ambientale (Sira), e ampliando l’ombrello della tutela normativa verso gli ecosistemi dulciacquicoli, con particolare riferimento alla salvaguardia della fauna ittica”.
La Carta Ittica si focalizza in particolare sulla consistenza delle popolazioni della trota sarda, unico salmonide autoctono e dichiarato a rischio d’estinzione: “La localizzazione montana dei siti dove ha trovato rifugio la trota sarda racconta molto delle pressioni antropiche che hanno minacciato la sopravvivenza di questa specie, quasi a rappresentare un simbolo emblematico, fortemente identitario, per i territori in cui è stata rinvenuta”, aggiunge Lampis. “Inoltre – spiega – la Carta completa il quadro delle conoscenze sugli ecosistemi fluviali, estendendo gli studi ai tratti vallivi dei fiumi sardi, apre una finestra sulla problematica delle specie aliene che, soprattutto quelle che presentano spiccate capacità invasive o di inquinamento genetico, costituisce uno dei più importanti fattori di perdita di biodiversità in ambito fluviale”.