ITA preme sulle istituzioni nazionali sarde: è un deja vu!

Ita MOD

ITA preme sulla politica sarda per avere il controllo della continuità territoriale, ora in mano a Volotea: è la trama di un film già visto. In Corsica, intanto, la compagnia nazionale funziona e crea occupazione.

In Sardegna esisteva dal 1963 una compagnia aerea chiamata Alisarda, che a cavallo tra i due millenni cambia due volte nome per smarcarsi dal ruolo di compagnia solo regionale. Paradossalmente proprio in corrispondenza dell’abbandono della denominazione originaria le cose iniziano ad andare male. Due fusioni sbagliate, scelte della proprietà poco lungimiranti, management che cambia di continuo, costi fissi troppo alti. La situazione diventa critica. Ma la compagnia conserva il suo core business – le tratte da e per la Sardegna – e pur a tentoni la compagnia va avanti.

Nel frattempo in Italia il vettore aereo di bandiera fa molto peggio: da quasi trent’anni non chiude un bilancio in positivo, e rappresenta uno dei più clamorosi fiaschi imprenditoriali del mondo. Sopravvive perché sovvenzionata continuamente dallo Stato italiano, nonostante l’Europa si opponga – in maniera blanda e volutamente inoffensiva – a tali aiuti di stato, fagocitando oltre 7,5 miliardi di risorse pubbliche in 40 anni.

La politica italiana continua a staccare assegni – soldi dei cittadini – e in tale decisione sono complici molti parlamentari sardi, che non sapendo – o facendo finta di non sapere – che dare il proprio assenso all’indebito foraggiamento di una compagnia possibile concorrente di quella sarda, potrebbe creare danni mortali allo stesso vettore sardo, votano sistematicamente a favore delle continue prebende ad Alitalia. Ma alla fine, contano gli interessi di scuderia, ossia i partiti italiani in cui militano, che curano gli interessi italiani e non quelli sardi. E quindi va bene tutto.

Finché il nodo viene al pettine, inesorabilmente: gennaio 2019, apertura delle offerte per la continuità territoriale sarda: tutte le tratte se le accaparra la compagnia aerea italiana, che grazie ai continui contributi pubblici può fare prezzi sottomercato (alcuni ribassi sono addirittura superiori al 30%) togliendo quindi alla compagnia sarda lo storico punto di forza del suo mercato, le rotte sarde, le quali, non sono sufficienti a farla vivere bene, ma sono la sua unica possibilità di salvezza. Un piccolo ma sicuro zoccolo duro su cui far affidamento per andare avanti seppur con difficoltà.

La legge del mercato, dirà qualcuno. Ma se a partecipare è un vettore aereo che continua a prendere copiosi aiuti pubblici e uno che non ne prende, di legge di mercato e di libera concorrenza c’è poco. La politica sarda conglobata in quella italiana non protesta. Anzi, alla minaccia di ricorso di una concorrente irlandese, che vuole evidenziare il peso enorme degli aiuti pubblici a favore della compagnia italiana, quindi giusto e opportuno, la politica “sarda ma anche italiana” risponde piccata. Invece di stimolare ufficiosamente e sottotraccia il ricorso, per poter giustamente sottolineare una gara iniqua dove un concorrente parte illecitamente avvantaggiato a discapito della storica azienda sarda, vorrebbe la conservazione dello status quo. Perché? Ci sono le elezioni regionali un mese dopo, e bisogna appendersi al petto la medaglietta della continuità territoriale approvata. Anche se a danno dell’intrapresa sarda che garantisce 1200 posti di lavoro, indotto escluso.

Il ricorso ci sarà ugualmente ma verrà pilatescamente bocciato dal Tar del Lazio in quanto la disciplina sugli aiuti di Stato è competenza dell’Europa, che però per motivi oscuri chiude da anni entrambi gli occhi sulle vagonate di sovvenzioni pubbliche garantite alla compagnia italiana limitandosi a segnalare l’anomalia o a irrogare sanzioni irrisorie e che non si sa chi pagherà!

Anche la compagnia sarda protesta ufficialmente, con un comunicato stampa che paventa il disastro che poi avverrà: si chiede retoricamente come faccia un vettore aereo ad operare con prezzi fuori mercato, pur sapendone il perché, e chiedendo aiuto all’Europa in base alla disciplina aurea degli aiuti di stato. Quella stessa disciplina che bocciò qualche anno prima gli aiuti ai pastori sardi in difficoltà, per intenderci. La politica sarda tutta rimane indifferente a questo grido di dolore. La società aerea sarda deve accontentarsi di prendere le rotte sarde in subappalto da quella italiana vincitrice del bando di continuità territoriale, lavorando senza guadagno, pur di garantire la conservazione dei posti di lavoro ai suoi dipendenti.

Ovviamente tale situazione non è sostenibile economicamente e non dura a lungo. La compagnia aerea sarda, fiaccata da ulteriori scelte sbagliate – il management non ne azzecca una da anni – e privata dell’unica certezza avuta da decenni, le rotte sarde – scippate da una compagnia che è messa peggio ma che vive grazie ai soldi pubblici – nel giro di un anno implode su se stessa. Si crea un’enorme voragine di bilancio e l’investitore storico – decisione terribile ma comprensibile – decide di chiudere.

Milleduecento dipendenti sono a spasso. La politica sarda, compresi tanti ex parlamentari sardi che votarono negli anni le continue sovvenzioni alla compagnia aerea italiana, che poi hanno portato al colpo di grazia per quella sarda – urlano, propongono, scrivono, protestano. Si mostrano a fianco dei dipendenti che scendono in piazza per difendere il diritto al lavoro! Per anni non si sono curati di un’impresa in difficoltà, addirittura gli sono andati contro avvallando le ingiuste sovvenzioni a favore di una sua concorrente, e ora vorrebbero farsi portavoce del disagio di chi, anche per negligenza e colpa loro – ha perso il posto.

Nel frattempo anche la compagnia aerea italiana, fallisce, lasciando un buco clamoroso. E prestiti ponte da parte dello stato italiano che in tal modo non verranno mai restituiti! La tempesta perfetta! Utile per azzerare 40 anni di disastri e ripartire da zero. La politica italiana infatti si impegna a far nascere subito una compagnia nuova, si lavora sui dettagli per far in modo che l’Europa non sancisca la continuità aziendale con il vecchio carrozzone succhia-soldi – che significherebbe sia la restituzione dei prestiti pubblici che l’impossibilità ad ottenere le sovvenzioni di settore – e per gli orfani italiani si vede un po’ di luce. E per quelli sardi? Nulla di nulla. Son figli di un Dio minore e quindi che passino il resto della vita a protestare invano nelle piazze!

Nel frattempo la continuità territoriale sarda passa in mano ad una compagnia catalana. Sacrilegio! Il sottile vento della calunnia italico parte a difesa dell’orgoglio ferito. Le fisiologiche difficoltà iniziali vengono amplificate, date in pasto all’opinione pubblica da compiacenti giornali e giornalisti: “è difficile prenotare, il sito web si impalla, non fanno salire i cani e gli ammalati” e così via. Bisogna parteggiare per la neonata compagnia aerea italiana. Che nel contempo inizia a fare pressioni – gentili ma ferme – sulla politica sarda per fare in modo che gli stranieri abbiano vita breve in Sardegna. Giustamente! È una compagnia aerea italiana che ha spodestato quella sarda, dandogli il definitivo colpo di grazia. Dev’essere dunque una compagnia aerea italiana a banchettare sul cadavere di quella sarda. Non una straniera che non ha fatto nulla per liberare il mercato sardo. Che pretese questi stranieri: spodestare chi ha il merito di aver spazzato via la concorrente sarda! Troppo bello arrivare a missione compiuta, da altri.

Siamo arrivati all’attualità. Nel frattempo in Corsica, la compagnia aerea locale garantisce il servizio di continuità territoriale, a prezzi bassi, con un numero sufficiente di voli, un controllo serio sui costi fissi. Lo fa generando utili, dando posti di lavoro ai corsi, creando un indotto rilevante e professionalità di alto livello. Con il tutto che ricade in loco. Altra mentalità, altra politica. Lì le cariche pubbliche parlano pubblicamente in lingua locale, e la politica risponde esclusivamente agli interessi nazionali corsi.

Roberto Mette


L’Amsicora

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