Con l’avvicinarsi dell’estate ritorna la paura di una delle calamità che ha flagellato in modo drammatico la nostra isola: gli incendi. E chi più di loro di calamità sia naturali ne sa qualcosa: da sempre in prima linea là dove i normali mezzi di comunicazione non arrivano, da sempre d’aiuto alla comunità; sono i radioamatori presenti nel territorio della Sardegna.
I radioamatori nascono con l’invenzione della Radio e li accomuna un forte senso civico. Sempre presenti e pronti ad intervenire in caso di necessità, ciò che li contraddistingue è un grande altruismo.
Classe 1946, Paolo Paggiolu è radioamatore da oltre 46 anni, è la memoria storica dell’ARI (Associazione Radioamatori Italiani). Inizia quando la radio era la Facebook degli anni 60, quando mediante le onde elettromagnetiche si arrivava lontano, si socializzava, ci si innamorava, tanto, da trovare perfino l’amore della vita.
Ma come nascono i radioamatori?
Alla base di questa che poi è una grande passione c’è tanta voglia di comunicare e tanto interesse per l’elettronica. La radio era per noi, giovani di allora, un po’ come avere “internet”, con la differenza che tale strumento poteva essere usato solo da chi aveva ottenuto la patente.
Come si diventa radioamatore?
Occorre studiare numerose materie e sostenere un esame presso una commissione istituita dal Ministero competente nel capoluogo di provincia della regione di appartenenza. Se si supera l’esame si ottiene la patente. Ai miei tempi era previsto anche l’esame di trasmissione e ricezione in “Morse” che da qualche anno è stato abolito.
Quanti sono i radioamatori in Sardegna?
Siamo circa 400, ma operativi solo una cinquantina. Operativi nel senso che comunicano in modo frequente in Radio. In passato eravamo molti di più ma con l’avvento della tecnologia moderna, soprattutto di internet, l’interesse è venuto meno.
Perché a volte siete poco conosciuti e a tratti sottovalutati?
A causa del fatto che agiamo nel completo silenzio e non abbiamo l’abitudine rendere noto quello che facciamo.
Perché i radioamatori, nonostante la tecnologia, sono ancora così importanti?
Perché anche in occasioni di emergenza riescono a garantire i collegamenti attraverso un sistema di trasmissione in breve tempo utilizzando oltretutto attrezzature personali. Infatti in tutte le prefetture d’Italia esiste una stanza adibita a sala radio dotata di apparecchiature che ci permette di utilizzare le frequenze, a noi concesse, dal ministero competente. In ragione dell’importanza della postazione, periodicamente vengono effettuate le cd “prove di sintonia” che servono a testare le apparecchiature e le antenne, affinché sia tutto funzionante in caso di necessità. In tali prove vengono coinvolte a turno le navi della Marina Militare Italiana. In un’occasione è stata coinvolta, con grande entusiasmo di tutti, l’Amerigo Vespucci.
Ci sono giovani che si avvicinano all’associazione?
Si, abbiamo dei giovani che si avvicinano all’associazione per il semplice desiderio di conoscere.
Difatti esiste il settore degli allievi (Ari Radio Club) che vengono coinvolti nelle varie attività di Radio, soprattutto nell’installazione delle antenne. I giovani però sono più interessati alla tecnologia che alla comunicazione.
Raccontaci le imprese che hai più impresse nella tua memoria
Senza ombra di dubbio l’incendio di Milmeggiu accaduto nel 1989. Nel primo pomeriggio ricevetti una telefonata da parte del Presidente della nostra sezione che si trovava dal sindaco di Olbia in quanto convocato dallo stesso. Il sindaco ci riferiva che, a causa dell’incendio, non riusciva a comunicare con il comandante dei vigili. Il Presidente sapeva perfettamente che nella mia auto vi era una radio quindi mi chiese di recarmi con estrema urgenza in una posizione ritenuta valida per un collegamento, così da poter creare un ponte con il comandante della Polizia Locale presente sul luogo, in modo tale che vi fosse la possibilità da parte del primo cittadino di poter effettuare gli interventi del caso. Mi recai sul luogo senza esitazioni, mi collegai immediatamente alla frequenza della Polizia Locale e con un’altra frequenza riferivo direttamente al sindaco ciò che sentivo. Fondamentale in tali occasioni è riferire tutto soprattutto le richieste che vengono fatte.
Un altro tragico evento per cui vi è stata la nostra collaborazione è l’alluvione del 2015. In questa occasione, ci chiamò il sindaco di Olbia, chiedendo il nostro intervento per prendere parte al Centro Operativo Comunale (COC) e costituire una rete in grado di coprire un vasto territorio, in modo tale da ottenere più informazioni possibili al fine di aiutare nel coordinamento dei soccorsi. Nel cuore della notte il radar regionale adibito a identificare le precipitazioni andò completamente in tilt. Per tale ragione utilizzammo tale rete, già precedentemente costituita, per ottenere notizie circa l’entità, la collocazione e il grado delle precipitazioni direttamente dai radioamatori presenti in loco.
In tal modo chi era preposto ai soccorsi aveva la cognizione su come e dove agire. Per questo intervento ricevemmo un encomio da parte del Comune di Olbia.
In un mondo dove la tecnologia va sempre più avanti in alcuni casi vince il passato, vincono le antiche invenzioni, vincono i principi e le regole da cui siamo partiti. Per tale ragione il gruppo dei radioamatori deve continuare ad esistere.
Deve esistere per continuare la sua opera di pronto intervento nei casi di urgenza, per garantire la divulgazione di informazioni in caso di isolamento, per prestare il proprio aiuto alle istituzioni. Deve continuare ad esistere per creare un “ponte” tra passato e presente.
Marzia Paggiolu