Intervista ad Antonella Scarfò, consigliera comunale a Cagliari, presidente della Commissione Politiche Sociali e Segretaria Natzionale del Psd’Az Giovani.
“A 13 anni ho scoperto la politica e appassionata da quest’arte ho cominciato a cercare dei gruppi giovanili più vicini alla mia idea. Ai quei tempi credevo che il mondo si dividesse in “destra” e “sinistra” senza accorgermi che c’era dell’altro di più profondo e di più reale.
All’età di 19 anni ho letteralmente scoperto un nuovo mondo, ho scoperto di essere sardista e di esserlo sempre stata. In fondo tutti sono sardisti ma non sanno ancora di esserlo”.
Ventiquattro anni e le idee già chiarissime: Antonella Scarfò è entrata in Consiglio Comunale a Cagliari giovanissima, e ha dovuto subito dotarsi di spalle larghe: i pregiudizi sulla partecipazione politica femminile sono ancora tanti, ma gli sguardi scettici non hanno scalfito la sua determinazione. Oggi è presidente della Commissione Politiche Sociali del capoluogo sardo, e anche Segretaria Natzionale dei Giovani Sardisti. Un percorso fulmineo e già ricco di soddisfazioni.
Ha più volte manifestato un forte senso d’appartenenza verso la causa nazionale sarda. Una circostanza non usuale in questi tempi, in cui i giovani sono più che mai ‘vittime’ dell’assimilazione culturale forzata da parte dell’Italia. Com’è nata questa sensibilità?
Su questo potrei stare giorni a discuterne perché proprio io ero la prima vittima di questo. Ai tempi del liceo, non potevo far altro che leggere con stupore e ammirazione sull’eroe dei due mondi, sulle lotte per l’unità nazionale. Poi un giorno mi resi conto che mancava qualche pezzo del puzzle. Appassionata di musica popolare e rivoluzionaria, un giorno scoprii il canto “Su patriottu sardu a sos feudatarios” e il resto è storia. Nonostante i passi in avanti con l’approvazione delle L.R. per l’insegnamento della storia della Sardegna, ancora oggi ai ragazzi non viene insegnata. Le giovani generazioni continuano a non conoscere e a non comprendere, ad ignorare. Serve un impegno, da parte di tutti, più incisivo e più forte.
Una giovane donna tra i banchi del Consiglio: di questi tempi, purtroppo, non è ancora una circostanza particolarmente frequente. Ha mai avuto la sensazione di non essere considerata con la necessaria serietà dai suoi colleghi?
E’ capitato, si. Ma non mi tiro comunque indietro e la cosa che mi fa forza è il fatto di sapere di non essere mai sola. Il fatto di essere giovane può essere una discriminante ma con il tempo ho capito come utilizzarla per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Cosa si può fare in termini concreti per incentivare la partecipazione politica attiva delle giovani donne in Sardegna?
Sicuramente la componente maschile che fa politica è maggiore rispetto a quella femminile: penso che sia prima di tutto un fatto culturale. Tuttavia credo che il problema principale sia quello che al giorno d’oggi i giovani, donne e uomini, non si sentono rappresentati e soprattutto non si sentono ascoltati. Si pensa spesso che la politica sia solo dei grandi e invece non è cosi: la politica è di tutti. Per questo come Giovani Sardisti abbiamo presentato una nostra proposta che dopo mi riserverò di spiegare.
Qualche settimana fa ha tenuto banco la dolorosa questione della studentessa molestata a Cagliari, in via Cornalias. La città è diventata una città poco sicura per le ragazze? Cosa ha in serbo il Comune per porre un freno a questa situazione?
Appena insediata nel 2019, avevo denunciato il problema e avevo presentato una mozione sulla sicurezza in città. I colleghi dell’opposizione mi addicevano come visionaria e molto fantasiosa per il fatto che a Cagliari episodi di violenza non ce ne fossero. Ancora oggi alcune zone della città non sono sicure per le donne ma non lo sono neanche per un ragazzo, per una madre o per un anziano. Il Sindaco si è impegnato a porre in essere tutte le azioni per porre un freno a questa situazione in concerto con tutte le forze in campo e noi su questo problema continueremo a vigilare affinché tutte le azioni necessarie vengano intraprese.
Da presidente della Commissione Politiche Sociali, quali sono i principali obiettivi che intende realizzare da qui al termine del mandato?
Avevo un programma nel 2019 appena eletta poi le esigenze della società sono mutate radicalmente: nel 2020 il Covid e le restrizioni per limitare il contagio hanno generato una crisi economico sociale senza precedenti e per questo come Commissione ci siamo subito messi a lavoro. I dati parlano di 5.6 milioni di italiani in povertà assoluta, 1 milione in più rispetto al 2019. E difatti dopo il lockdown tantissime famiglie si sono trovate in grandissima difficoltà e la fila per un pasto caldo si è moltiplicata a vista d’occhio. Persone che non avevano mai chiesto una mano di aiuto si sono trovate costrette a farlo. Aiutare tutti indistintamente è stata e sarà la nostra agenda politica sino alla fine del mandato. Nonostante l’agenda dettata dalla pandemia abbiamo lavorato sul disagio sociale giovanile, sull’inclusione sociale, sull’abbattimento delle barriere architettoniche, sulla partecipazione attiva delle persone con disabilità. Ora stiamo lavorando sui PUC per far lavorare i percettori del RdC e un altro tema che vorrei portare avanti è l’emergenza solitudine degli anziani e la mancanza di spazi aggregativi.
Lei è Segretaria Natzionale dei giovani Sardisti. Qual è lo stato di salute del gruppo? E qual è, al suo interno, il livello di partecipazione femminile?
Il Gruppo è attivo e cresce ogni giorno che passa. Posso affermare che è un gruppo vivo e partecipe, come lo è lo spirito proprio dei giovani. Giovani che hanno voglia di lottare per affermare le proprie idee e per affermare i diritti individuali del popolo sardo. Oltre a me ci sono diverse ragazze che sono attivi e partecipano all’attività del gruppo e tra queste anche la più giovane dei giovani sardisti che quando ha aderito al gruppo aveva solamente 14 anni. La componente maschile è più alta ma continueremo a farci conoscere affinché la gioventù sardista cresca sempre di più.
Quali sono i principali propositi del gruppo?
Tutto ciò che è finalizzato al benessere e alla felicità del popolo sardo. Sono convinta che prima di qualsiasi lotta e azione ci voglia sapere e conoscenza: per questo ogni sabato, già da un anno, i giovani sardisti sono impegnati in una Scuola di politica Sardista nella quale abbiamo l’onore di avere come relatori esperti in materia ed intellettuali.
Il Gruppo porta avanti diverse iniziative: l’ultimo lavoro è stato quello di predisporre una Proposta di legge, depositata dal gruppo regionale Psdaz, sull’istituzione di un Consiglio Regionale dei Giovani Sardi.
L’obiettivo è quello di dare gli strumenti ai giovani di intervenire nelle proposte del consiglio regionale e quello di formarli quali la futura classe dirigente politica. Cominciare quella metamorfosi e non essere più oggetti delle decisioni altrui ma soggetti proponenti delle nostre leggi e quindi attori della propria condizione giovanile, indicando e proponendo ai legislatori gli strumenti più adatti per venire incontro alle esigenze della gioventù sarda.
Alleanza Psd’Az-Lega: il cittadino comune lo ha vissuto come un alto tradimento verso gli ideali profondi che hanno animato Emilio Lussu e Camillo Bellieni. Cosa state facendo per contrastare questa narrazione?
L’allenza Psd’Az- Lega si fonda su un accordo programmatico di 10 punti su problemi, proposte e obiettivi da raggiungere per il bene della nostra terra. La macchina del fango è in continuo movimento ma senza un opposizione costruttiva e finalizzata al bene supremo che è quello del popolo sardo. I rapporti con la Lega sono molto più antichi di quello del 2019 che tutti conoscono e questo perché i nostri statuti sono più simili che mai: infatti le parole “indipendenza” e “federalismo” ricorrono in entrambe. A chi afferma con supponenza che “Emilio Lussu si sta rivoltando nella tomba!”comunico con dispiacere che Lussu invece riposa in pace e senza capriole: Lussu provò a far confluire il Psd’az nell’estinto Partito d’Azione italiano e poi cercò di far confluire il psd’Az nel PSI. Senza successo, Lussu abbandonò il Partito smettendo per sempre di essere sardista. Tuttavia, nonostante accordi e alleanze, nonostante tutto e tutti, da 100 anni, noi siamo diversi da tutti gli altri, noi siamo sardisti.
Monumenti e vie dedicati ai Savoia a Cagliari: in passato è stata protagonista di una battaglia che forse non tutti hanno compreso. Perché i cagliaritani (o forse i sardi in genere) non riescono a mettere in discussione le proprie abitudini sul tema? È solo un problema di scarsa conoscenza della storia?
La mozione voleva essere soprattutto un modo per riscoprire e risvegliare la nostra coscienza nazionale sarda. L’obiettivo è quello di far conoscere e sensibilizzare tutti e specialmente le future generazioni, alla conoscenza delle proprie radici, al ricordo della propria storia, alle vicende che videro quanti, generosamente e con coraggio, sacrificarono la propria vita lottando per la libertà e per i diritti individuali del popolo sardo. Quanti sardi, giovani e non, conoscono Giovanni Maria Angioy? In quanti possono affermare di sapere chi fu Carlo Felice e cosa comportò il suo regno al nostro popolo? Attualmente il 28 aprile, giornata di orgoglio del popolo sardo, per tutti i ragazzi é un giorno di festa da scuola, ma conoscono veramente il suo significato? Solo con la conoscenza potremo risvegliare quella coscienza nazionale sarda che per tanti e troppi anni si è cercata di reprimere. La proposta non è stata ancora discussa in Consiglio Comunale ma già il fatto di aver riacceso un grande dibattito con una sola proposta, vuole dire che siamo nella strada giusta.
Qual è il suo principale auspicio politico per il 2022?
Auspico maggiore autonomia e maggior rispetto nei confronti della Sardegna. Auspico maggior potere decisionale nella nostra terra. Poi da vera sardista più che un auspicio ho un sogno politico: regionalizzare le soprintendenze. Una “battaglia” che ha annunciato il Presidente Solinas: abbiamo un’intera civiltà sotto terra che non viene valorizzata, pagine negate alla Storia della Sardegna. Le Statue di Monte Prama sono la prova più eclatante: abbandonate nello scantinato del Museo Archeologico di Cagliari, ci sono voluti 40 anni affinché i giganti tornassero alla luce. Una vergogna che, più che amareggiarmi, mi suscita tanta rabbia. E chissà quante tante altre scoperte sono state nascoste o dimenticate. Per questo posso affermare che la nostra Terra meriti più rispetto e più autonomia: non possono decidere gli altri sulla nostra storia.