Siamo in un periodo di faticoso trapasso. In Sardegna, in Europa, nel Mondo!
Il progresso dell‘intero continente europeo – ormai contraddistinto da un comune destino per via di un processo di unificazione che oggi segna il passo – dipende dallo sviluppo tecnologico e dalla transizione ecologica, necessariamente! Che abbisogna però di materie prime particolari: litio, cobalto e terre rare. Oggi in mano alla Cina che le estrae in casa e nei paesi africani, dove con la Russia si sta imponendo come potenza neocoloniale molto aggressiva e invasiva.
L‘Europa non ne è autosufficiente, avendo pochi giacimenti e popolazioni locali che spesso ostacolano le estrazioni, assai impattanti sull‘ambiente. E con un‘opinione pubblica ipersensibile – spesso solo di facciata – che probabilmente si opporrà all‘approvvigionamento dai pochi stati del Terzo Mondo non ancora sotto l‘influenza cinese o russa, per non avvalorare atteggiamenti neocoloniali.
È dunque un circolo vizioso da cui non si potrà uscire e che comporterà obbligatoriamente un‘enorme dipendenza da Cina o Russia. Molto più dalla prima in verità, con quest‘ultima penalizzata dalla guerra in corso e dalle conseguenti posizioni geopolitiche future, anche di principio!
Il risultato complessivo sarà un freno enorme allo sviluppo dell‘Europa, a discapito di altre potenze emergenti – oggi peraltro capaci di fare gruppo, come successo recentemente con l‘allargamento dei BRICS – e dunque una decrescita costante a livello economico del Vecchio Continente.
Nel breve e medio periodo non si potrà fare molto purtroppo, quindi iniziamo ad abituarci a una recessione costante e a livelli di PIL altalenanti ma in tendenziale riduzione per anni, forse per decenni.
Oltre che ad un inimmaginabile regresso tecnologico, già in atto a dire il vero. La nuova tessera sanitaria senza chip, che rappresenta quindi un incredibile passo indietro della nostra società, dipende appunto dalla scarsità della materia prima necessaria.
La novità negativa è passata sottotraccia, ignorata da un popolo che dal Covid in poi preferisce negare i problemi e fare finta che non esistano, per non esserne psicologicamente sopraffatto, piuttosto che affrontarli a viso aperto. La società europea del terzo millennio è mentalmente debole, di pasta frolla, cresciuta nella bambagia, viziata dal costante boom economico degli ultimi sessant‘anni, drogata dall‘invasione del terziario, abituata a produrre tanta carta e burocrazia, salvata temporaneamente dall‘enorme intervento pubblico sovvenzionato dalle imposte pagate da un sistema economico e produttivo che, pur in crisi, finora reggeva. Incapace di risolvere problemi e questioni, impastoiata da ipocrite ipersensibilità, lacciuoli etici, privacy, eccessi di zelo e vertenze stupide!
Sarà difficile abituarsi alla nuova realtà, a cui bisognerà ovviare stimolando enormemente la ricerca e puntando a fare valere i know–how nei settori produttivi tradizionali e difficilmente replicabili. Settore agricolo e alimentare di qualità, turismo e peculiarità storiche, archeologiche, culturali, naturalistiche, industria di nuova generazione. La creazione di nicchie di mercato, facilitazioni estreme alla produzione e alla produttività, con l‘eliminazione della burocrazia elefantiaca e degli enormi colli di bottiglia nelle filiere produttive.
Passeremo dei brutti momenti causa una generazione non più abituata alla produzione tangibile, affascinata dalle nuove professioni improduttive. E coccolata da vertenze politiche ottuse che avvalorano i capricci e li difendono alla stregua di diritti irrinunciabili.
Più in fretta cancelleremo questa incredibile involuzione sociale e culturale e meglio sarà per tutti. Prima ci accorgiamo che i tempi delle vacche grasse sono finiti e ci adattiamo alle mutate condizioni, rimboccandoci le maniche e chiudendo le porte al superfluo e alla vacuità, e prima riusciremo a superare questo difficile momento storico. La Sardegna deve fare ancora più fretta. La scarsità della sua popolazione, la posizione di subalternità verso l‘Italia che la stessa Italia vuole per noi, gli handicap derivati dalla sua condizione insulare, la storica ridotta produzione e produttività, tenderanno ad accentuare gli effetti negativi di questo trapasso involutivo già in atto ovunque.
Bisogna cambiare mentalità. Tutti i giorni quando si scende giù dal letto, ma specialmente quando si scelgono i propri rappresentanti politici. È tempo di tornare al politico serio, pragmatico, competente, che conosce le leggi, i mercati, l‘economia. Basta con il voto dato a chi ci regala i soldi per i marciapiedi, per l‘altare della chiesa o il museo della pipa.
C‘è bisogno di altro, o lo si capisce o si muore! Vedo un sacco di politichelli di bassa lega, bellocci, accondiscendenti, nullafacenti e senza alcuna competenza, intuizione e visione del futuro, capaci però di sorrisi, pacche sulle spalle e
micro-clientele in serie. Tanti di essi sono già in ballo elettorale per le prossime Regionali. Radical chic e spocchiosi falso–competenti a sinistra, figaccioni e produttori seriali di clientele a destra. E un corpo elettorale incapace di scegliere consapevolmente il meglio perché assuefatto dalle ideologie e dalle posizioni irrinunciabili di parte! E tutto ciò non è un buon segno per la boccheggiante Nazione Sarda, che deve cambiare radicalmente. Il 2024 sarà un‘anno cruciale per la politica e per l‘economia. Sardegna, o si càmbiat o si morit!
Roberto Mette