Il 2024 pare vedrà rifiorire una Sardegna divisa in cantoni. Sembra infatti che rinasceranno le province regionali già abolite per referendum, nell’ambito di una riforma complessiva che estenderà l’area metropolitana di Cagliari e farà nascere la zona metropolitana di Sassari.
Non mi nascondo dietro un dito: non mi piace vedere la mia Sardegna divisa in tribù, con un tribalismo che è da sempre uno dei difetti che frenano una visione unitaria della nostra isola-nazione. Non mi piacciono tanto meno le istituzioni-tribù, oltre per il concetto di divisione che incarnano inevitabilmente, ma soprattutto perché le province a livello politico e amministrativo le vedo come istituzioni poco utili, che creano altri feudi politici e ulteriore burocrazia, riguardo competenze specifiche facilmente gestibili in maniera diretta (centri di committenza, divisione dei fondi in base a criteri oggettivi) e senza discrezionalità.
Ma come ho preso atto del risultato referendario, analogamente prendo atto della decisione del Consiglio Regionale e mi adeguo, seppur con i miei distinguo, alle decisioni della politica regionale. Dopo di che cercherò nel mio piccolo di fare in modo che le neonate province siano il più possibile efficienti, vicine alla gente, e che funzionino di modo da migliorare e non peggiorare la vita del popolo sardo.
In particolare, rimetto l’elmetto in testa e pongo alcuni punti fermi a riguardo della rinascita della provincia del Nord-Est. Nome che ad alcuni non piace, ma che è denominazione neutra che tanti dovranno farsi piacere. Uno dei cardini su cui basare la rinascita dell’ente provinciale è infatti il rispetto degli tutti i territori e la provincia in questione è composta per un 55% circa dalla Gallura, ma la restante parte – non valori infinitesimali quindi – è riconducibile alla regione storica del Montacuto in parte maggiore e in minima parte dalla Baronia di Budoni. Ricordo infatti che la Gallura storica ha come confine meridionale la lunga e larga catena montuosa di Monte Nieddu, e Budoni è quasi tutta, se si esclude Punta Ottiolu, al di sotto di essa!
Rispetto di tutti i territori dunque, evitando che diventi tutto Gallura quindi, come spesso e volentieri è successo in passato. Lo dico da gallurese, visto che Olbia mi ha dato i natali, e pur in ossequio ai miei avi calangianesi e tempiesi.
Mie origini che però non mi impediscono di chiedere pure che – pur rispettando tutti i territori – non ci sia un atteggiamento sminuente verso la città di Olbia. La provincia non deve essere gallurocentrica, come già detto, e allo stesso modo non deve essere olbiocentrica. Ma ciò non significa che non si debba giustamente evidenziare e tenere conto dell’importanza demografica, economica, culturale e spero anche politica della vecchia Terranova. Che per abitanti rappresenta quasi un terzo della popolazione provinciale, doppiando da sola Tempio, La Maddalena e Arzachena messe assieme.
Rispetto di tutti i comuni, alcuni con valenza storica inestimabile come Tempio, ma senza l’eccesso di ridimensionare il ruolo fondamentale e imprescindibile di Olbia. Che anche lei come il Montacuto, ha subito in passato una sorta di sminuimento dalla definizione universale di Provincia Gallura, spesso furbamente usata per nascondere la preponderanza olbiese. La sede dell’ASL è a Olbia, ma a differenza della maggior parte delle Asl sarde, che prendono il nome dalla città che le ospita, in questo territorio la denominazione è ASL Gallura. Criterio giusto? No, ma per agevolare il ragionamento proviamo a dire di si. Quindi dobbiamo parlare di Tribunale della Gallura e non di Tribunale di Tempio, per uniformità di criterio. E perché esiste la FIGC Tempio e non la FIGC Gallura? Il Cipnes opera a Olbia, oltre che essere composto anche da realtà non galluresi come Monti e Buddusò – comuni fondatori – perché non chiamarlo per coerenza di criterio Cipnes Olbia (peraltro l’acronimo fa riferimento nelle ultime tre lettere al Nord Est Sardegna, quindi rappresenta già l’intero territorio provinciale) al posto di Cipnes Gallura? Non si possono usare, due pesi e due misure, alcuni criteri quando essi riguardano Olbia e altri criteri quanto riguardano Tempio. Non si sentano offesi gli amici tempiesi, nulla di personale verso di loro, ma è questione di coerenza di criterio e di rispetto per tutti!
In poche parole in passato si sono applicati metodi che hanno portato a ridimensionare la portata complessiva del ruolo di Olbia e a nascondere la presenza, notevole e non trascurabile, della regione storica del Montacuto. In nome di una ossessiva e fanatica galluresizzazione dell’ente provinciale che non dovrà ricapitare.
Considero la Gallura la regione storica più bella, vivibile, affascinante dell’intera isola. Ma da nazionalista sardo – scevro da qualsiasi deriva tribalista – ho il dovere/piacere di essere equidistante da ogni parzialità e rispettoso di tutti i territori di cui si compone la nazione sarda.
La Gallura è una cosa, l’ente provinciale un’altra. Non si confondano più i due livelli, come successo nella precedente esperienza! Olbia deve vedere riconosciuta la sua ingombrante rilevanza, le altre regioni storiche come il Montacuto (e non Monte Acuto, che è il toponimo da cui trae origine la denominazione storica, ma è appunto un monte non una regione storica) devono vedere riconosciuta la loro considerevole presenza. Nel rispetto di tutti e di tutto, per un percorso comune che soddisfi tutti e dia motivazioni a ogni componente!
Roberto Mette