Il Governo centralista francese è sempre più in difficoltà, così come il modello dello Stato-nazione di stampo Ottocentesco. Si va sempre più verso l’Europa dei popoli.
Non è un momento facile per lo Stato centralista francese. Abituato a reprimere in maniera autoritaria ogni genere di istanza autonomista o indipendentista, all’improvviso il Governo guidato da Emmanuel Macron ha dovuto improvvisamente ammorbidire le sue posizioni.
Consci di aver tirato troppo la corda sul caso Colonna, i francesi sono stati presi per il bavero della giacca dai corsi. Dopo giorni di scontri e movimenti di protesta particolarmente significativi, poiché partiti da giovani e studenti, i nostri “cugini” isolani hanno ottenuto una storica apertura all’Autonomia.
La battaglia dei corsi ha avuto un’ampia eco in tutta Europa, e ora rischia di generare un effetto domino. E’ di pochi giorni fa, infatti, il risveglio del movimento indipendentista bretone, che è tornato a reclamare la sua autonomia attraverso il gruppo FLB-ARB (Fronte di Liberazione della Bretagna – Armata Rivoluzionaria Bretone).
Creato nel 1963, il FLB ha lottato durante decenni per l’indipendenza della Bretagna. Ritenuto responsabile di molte azioni clandestine, il gruppo ha tenuto un profilo basso a partire dal 2000, quando venne ritenuto responsabile di un attentato (una bomba in un ristorante McDonald’s) che costò la vita a una donna nella cittadina di Quevert.
Il FLB-ARB chiede al governo francese due referendum: uno sull’unificazione della Bretagna con la Loira Atlantica, e un secondo sull’autonomia o l’indipendenza.
“Questi referendum dovranno essere organizzati prima del 31 dicembre 2022, o l’ARB entrerà in azione”, è stata la minaccia rivolta allo Stato francese.
In conclusione del suo comunicato, il FLB-ARB ha ricordato che la Bretagna è una terra in grado di autogestirsi, sia in termini economici, che politici e culturali.