Medici sardi sul piede di guerra: intervista al Dott. Pietro Garau

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La scorsa settimana si è svolta a Roma un’importante manifestazione dei dirigenti medici, tra cui un nutrito gruppo di medici sardi, che hanno manifestato davanti al Ministero della Salute.

Il motivo della protesta è da ricercare nelle criticità del settore sanità, in questo periodo particolarmente difficile tra pandemia e carenza di risorse e personale.

Il rappresentante intersindacale Pierino Di Silverio ha incontrato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo che nei due anni precedenti, non c’era nessun incontro tra le parti. Lo stesso Di Silverio ha definito l’incontro importante per rimettere in moto un confronto che dovrebbe portare a interventi, non dico risolutivi, ma sicuramente importanti nell’ambito del sistema sanitario nazionale.

Siamo andati a intervistare il rappresentante sindacale della AOU (Azienda Ospedaliera Universitaria), Segretario Aziendale di ANAAO ASSOMED, sindacato dei dirigenti medici che in Italia raggruppa più di 18500 iscritti, Pietro Garau del Policlinico Universitario, a lui abbiamo chiesto in che stato è attualmente la situazione al policlinico, i servizi erogati ai pazienti nella struttura e che tipo di interventi a breve termine si possono attuare per migliorare la qualità di detti servizi.

Dottor Garau, lei da rappresentante aziendale ANAAO ASSOMED, dirigente medico che opera nelle strutture ospedaliere da quasi trentacinque anni, come vede oggi il funzionamento del policlinico universitario di Monserrato e più in generale, il funzionamento della sanità in Sardegna?

“Per noi il problema più importante di questi ultimi mesi sono le condizioni di lavoro dei medici, soprattutto in alcuni reparti come il pronto soccorso e le medicine, si deve fare i conti con la drastica riduzione dei posti letto degli ultimi 20 anni e con la carenza di medici, vuoi per la fuga verso il privato che per i prepensionamenti. In queste ultime settimane i pronto soccorso sono sommersi di pazienti, anche 20 pazienti che stazionano per giorni nelle barelle in attesa che si liberi un posto letto nei Reparti. In Pronto Soccorso i pazienti sono sistemati nei corridoi, nelle sale di visita, senza distinzione di età, sesso e patologia. Il personale è esasperato, nelle medicine invece i pazienti vengono sistemati in barella come terzo letto in stanze attrezzate solo per 2 letti. Noi chiediamo che in AOU venga restituita ai ricoveri internistici la medicina del blocco M, attualmente impiegata nei ricoveri di pazienti Covid. Il problema è diffuso in tutta Italia, quindi anche in Sardegna nessuno può lavorare in Pronto Soccorso perché oggettivamente lavorare per in certe condizioni è una cosa veramente pesante, professionalmente veramente avvilente, perché tu non fai più il medico, devi stare lì a trovare un letto a trovare un posto e non ti puoi neanche occupare di seguire per bene la gente. Insomma, i problemi pratici nell’erogazione dei servizi ci sono tutti, l’emergenza pandemica ne ha evidenziato le criticità. Per non parlare dell’esodo dei medici verso il privato, il trattamento economico degli ospedalieri è tra i più bassi d’Europa, le condizioni di lavoro sono particolarmente dure e le prospettive di carriera abbastanza limitate. È necessario varare un piano nazionale di riorganizzazione sanitaria in modo da motivare gli operatori e rendere le strutture più fruibili.”

Penso che davanti a queste dichiarazioni ci sia ben poco da aggiungere, i pazienti si lamentano, i medici pure, l’emergenza COVID ha esasperato una situazione latente che prima o poi si sarebbe palesata, l’intervento della politica non è più derogabile, ma deve estrinsecarsi con un piano nazionale che preveda norme correttive e investimenti mirati.

 

Luigi Garau


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