Marcello Marchesi, il genio dimenticato che amava la Sardegna

Marcello Marchesi

Ecco Il fenomeno, apocalittico, integrato, padre della cultura ‘alta e bassa’. Produce per la casa editrice Mondadori alcuni dei primi album di Asterix. Parliamo della riscoperta di Marcello Marchesi.

Nasce a Milano il 4 Aprile 1912. Ultimo di 6 fratelli, trascorre l’infanzia a Roma. A tre anni viene ospitato provvisoriamente dallo zio Guido, milanese residente a Roma. Resta nella capitale per 18 anni.

A 20 anni (siamo nel 1932) dedica allo zio la sua prima opera pubblicata intitolata “Aria de Roma”. Morto lo zio ritorna a Milano dove si laurea in giurisprudenza e inizia ad allestire spettacoli teatrali. Lo nota l’editore Andrea Rizzoli e subito lo chiama a collaborare con il giornale umoristico Bertoldo.

Da quel momento Marchesi inizia la sua attività di giornalista per le testate “Marco Aurelio”, “Il tascabile” di Zavattini, “Omnibus” di Leo Longanesi fino ad arrivare negli anni 70 a “Quarto programma” con Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime.

Compone canzoni Jazz per l’orchestra Circolo Jazz Hot, di cui è cantante solista. Lavorerà per altri artisti come Vittorio De Sica.

Inventore di centinaia di battute disseminate tra commedie, radio e film come “Sono pazzi questi romani ” di Asterix e Obelix, “Ogni limite ha la sua pazienza” di Totò. Così diventa il padre della cultura alta e bassa.

Pare che Marcello Marchesi abbia scritto (tra il 1912 al 1978) 4.000 caroselli.

È l’autore dimenticato di frasi che tutti o quasi tutti ricordano, molte legate alla pubblicità: slogan come “Il Signore si che se ne intende”, “basta la parola”, “con quella bocca può dire tutto ciò che vuole”, “il brandy che crea una atmosfera”.

Sono centinaia, milioni le sue battute fra commedie, film, canzoni, fumetti, programmi radio e TV. È il regista e scrittore di testi per teatro e riviste interpretati da Carlo Dapporto, Walter Chiari, Tognazzi, Bramieri, Wanda Osiris, Alberto Sordi.

È un vulcano di spunti per rubriche e personaggi che poi lasciava da sfruttare agli altri.

Con Vittorio Metz decide di tornare a Roma e collaborare con lui (1939). Qui avviene la svolta per la sua carriera e per la nascita del Nuovo Cinema Italiano. Il primo film sceneggiato da loro fu’ “Imputato alzatevi”, un successo di strepitose risate. Seguono nel 40 “Lo vedi come sei?”, “Il Pirata sono io”. Nel 1947 fra i titoli più importanti “Totò al giro d’Italia”, nel 1948 “Totò cerca casa”, nel ’50 “Totò sceicco”, “Bellezza in bicicletta”. Per la televisione scrive e realizza spettacoli come “Il signore di mezza età”, “Ti conosco mascherina”, “L’amico del giaguaro” e le edizioni di Canzonissima del ’68 e ’72.

Nel 1960 scopre che la moglie Olga lo tradisce con il commercialista. La signora Olga aveva tutto intestato, dai conti e le proprietà dell’ingenuo marito che si trovò con il patrimonio azzerato.
Marchesi si innamora a Roma di una ragazza sarda Enrica Sisti, la sposa nel 1976. Vince un disco d’oro e a 64 anni diventa padre per la prima volta di Stefano Massimo. “Quest’anno abbiamo fatto il MASSIMO!” disse con uno dei suoi soliti giochi di parole. È cosi felice tanto da comprare a Setzu, in provincia di Oristano, un rudere per trasformarlo in una splendida villa immersa nella tranquillità. A Setzu, Marchesi ha legato parte della sua vita privata e affettiva. Qui si rinchiude per scrivere e godere della nuova famiglia.

Il 19 luglio del 1978 a San Giovanni di Sinis, in Sardegna, il destino lo attende. Mentre nuota con il figlio, il 19 luglio 1978, muore a 66 anni nelle acque di Sinis, nel litorale di Cabras. Fu sbalzato da una onda fortissima contro uno scoglio.
Il colpo alla testa fu fatale e annegò.

Uscì un articolo: “Il mare di Sinis inghiotte un milanese di nascita, un romano d’adozione, il marito di una ragazza sarda che due anni prima gli ha dato un figlio; lavorava senza fatica e aveva tanti altri progetti“.

Setzu, pochi anni fa gli ha intitolato una biblioteca.

Marchesi merita molto altro e non solo in Sardegna. Era un giocoliere delle parole, per certi versi superiore a Flaiano e Longanesi. Una persona dalla cultura e dall’ecclettismo smisurato. Non si può fare ordine nel suo curriculum. Un autentico fenomeno che con le parole spaccava in due i luoghi comuni e seppelliva l’ovvietà.

Marcello Marchesi è stato con Petrolini e Totò uno dei più geniali umoristi della scena italiana. Chissà quante altre cose avrebbe potuto fare.

In paese con grande affetto si fermava a parlare con tutti; ricordato come persona schietta che adorava, più della compagnia, nuotare nel mare sardo.

Ai geni, è scritto da qualche parte che non è concesso invecchiare. Ha lasciato un segno profondo nell’universo dello spettacolo. A volte a lui gli è ne bastava una. A noi molte di più e non sempre efficaci.

Grazie Marcello.

 

Gabriella Marazzi


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