“La rosa di Lesegannor”, una Sardegna epica e cortese che diventerà un film

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Qualcuno, seguendo il suo fiuto letterario, ha pensato ai personaggi di Tolkien. Infatti,  “La Rosa di Lesegannor” (Condaghes editore), saga inventata dalla sassarese Loredana Cicu, ha molto del “Signore degli Anelli”.

La novità, l’originalità del libro sta nell’ambientazione sarda, costruita tutta intorno all’anno Mille, fra epiche imprese, battaglie navali, cavalieri Templari e Crociati che combattono sull’isola e sui mari che la circondano.

Tutto per salvare Lesegannor, intrepida eroina che vuol liberarsi dalla schiavitù, conquistare la libertà e che, naturalmente, incontrerà l’amore: “Lesegannor è un nome che mi ha subito rapita e che finora mi ha portato fortuna. No, non è un copione banale – spiega Cicu- sono anni che studio il Medioevo nell’isola e le sue infinite ramificazioni e inattesi collegamenti. Sicuramente un periodo poco battuto, per molti versi ancora oscuro, che  può regalarci però sorprese. La mia è stata una ricerca accurata tra codici e archivi, per arrivare a un mondo incantato, assolutamente reale ma lontanissimo dalla vita di oggi. Tanto da sembrare non sia mai esistito”.

Un motivo in più per cercare di conoscerlo al meglio: una delle cose che più mi ha colpito sono i nomi che usavano in quei secoli: appellativi come Barisone, Orzocco, Torchitorio a noi sembrano impossibili, ma hanno qualcosa di magico e sanno davvero della Storia Giudicale. Ecco il titolo del volume”.

Sardegna poco nota quella dell’Alto Medioevo, trattata con uno stile diverso anche da un altro scrittore isolano, Vindice Lecis.

Non conosco Lecis, i suoi metodi di ricerca, le sue fonti sono probabilmente diverse dalle mie. Per uno di quegli scherzi del caso, però, abbiamo lo stesso editore, la Condaghes di Sassari”.

Quella raccontata dalla Cicu è dunque una Sardegna che presenta già influenze pisane e genovesi, che con il tempo diventeranno sempre più forti, e dove non mancano neppure  incursioni saracene, richiami che evocano le Crociate con cavalieri che partono verso la Palestina per liberare il Santo Sepolcro. Insomma,  siamo davvero di fronte a un’epopea cortese e cavalleresca fra i nuraghi?!

Sorride, Loredana: “La mia ricerca a un certo punto si è dovuta fermare. Non nego che sarebbe bello scovare un gentiluomo sardo che partecipò alle Crociate… Si tratterebbe di un piccolo scoop letterario. Chissà, magari capiterà in un’altra avventura, in una storia finora rimasta nel cassetto”.

Ispirata e soddisfatta dal successo del libro, Cicu ha costruito anche una versione “musicale” di Lesegannor, messa in scena per la prima volta quest’estate, grazie all’attore e interprete Vincenzo Bocciarelli.

In Sardegna, a scoprire per primi le vicende dell’ eroina sono stati i frequentatori di Porto Rotondo, dove lo spettacolo è andato in scena lo scorso mese di agosto: “Molto del successo lo devo a un ottimo attore, proprio Bocciarelli. La scelta è stata felice: Vincenzo si è formato con i grandi registi italiani, da Giorgio Strehler a Glauco Mauri, ma conosce bene anche il mezzo televisivo. La sua esperienza del palcoscenico è venuta fuori, anche lavorando su una trama per certi versi inusuale: un vantaggio per fidelizzare ulteriormente gli spettatori” ha continuato Loredana.

Ed ecco, dopo il lavoro, la mano della Fortuna: “Io vivo fra Roma e Sassari, e forse il mio entusiasmo per quest’opera si è rivelato contagioso. Così gli amici del mondo dello spettacolo mi hanno convinto a partecipare alla gara per i finanziamenti Mibac (l’attuale Ministero della Cultura): se Roma ci crederà, l’opera potrebbe diventare un film. La decisione a gennaio, ma il progetto sarà presentato anche alla Film Commission della Regione Sardegna, mentre per l’inizio del 2023 è previsto anche un evento a Saint Vincent, grazie alla collaborazione della giornalista Sky Barbara Castellani”.

Insomma, un’idea originale con al centro la Sardegna, che sta incontrando inattesi successi e ottime recensioni in tutta Italia.

Se l’isola viene spesso utilizzata come scenario per numerosi film, stavolta si ha l’orgoglio di un film interamente pensato e costruito “made in Sardinia”.

Ernesto Massimetti


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