Di Maio

“Apriremo il parlamento come una scatola di tonno”.

Era questo lo slogan urlato a gran voce dal Movimento 5 Stelle a seguito del risultato elettorale del 2018, con cui i grillini vedevano le loro preferenze volare al 32%.

Allora gli italiani vedevano “l’occupazione” di Montecitorio come una speranza di cambiamento, come se all’interno dello stesso palazzo ci fossero un po’ anche loro, come se la distanza tra politico e cittadino fosse improvvisamente accorciata.

E invece no, nulla è cambiato. Gli antipolitici per eccellenza si sono trasformati in politici fatti e finiti, tenendo stretto il loro stipendio (a differenza di quanto promesso) non mantenendo i loro, seppur solo in teoria, lodevoli principi. Perché la pratica è altra cosa e di teorie su come andrebbe guidato uno stato ne è pieno il mondo.

Ricorderemo sicuramente il movimento per l’introduzione del reddito di cittadinanza. Iniziativa finalizzata all’assistenzialismo, ma attuata senza ragionare sulle conseguenze disastrose sull’uomo e sull’economia.

Oggi, il ministro degli Esteri Di Maio dà l’addio ai grillini creando una spaccatura nel movimento. Nel consiglio Regionale Sardo i 4 consiglieri regionali restano invece fedeli al movimento: lo afferma il capogruppo Roberto Li Gioi, che conferma la sua vicinanza a Giuseppe Conte: “Continueremo a svolgere il nostro lavoro nell’interesse dei cittadini sardi a fianco di Giuseppe Conte che è la figura che incarna in tutto e per tutto quelli che sono i valori del movimento”, ha dichiarato.

Purtroppo, la realtà è un’altra: quei tanto urlati valori sono stati messi da parte.

Il Movimento ha perso il suo fine principale: quello di attuare un cambiamento e trasformare i componenti della classe politica in una sorta di missionari, persone che avrebbero sacrificato i propri interessi per portare avanti un fine: migliorare la vita degli italiani. Ma hanno fallito. Una volta accomodati in poltrona hanno abbassato i toni dimenticando le loro teorie e i loro slogan con cui per tanti anni hanno riempito le piazze.

Una volta seduti ci sono rimasti, nonostante espulsioni e dimissioni volontarie, che poco contavano, dato che il posto in parlamento, consiglio regionale o comunale era comunque salvo.

Quindi non ha importanza restare o meno con Conte, ciò che rileva è che il partito votato dagli italiani durante le elezioni politiche e regionali, ad oggi, non è il movimento Cinque Stelle.

È sicuramente qualcos’altro di molto simile a quello che i grillini hanno sempre odiato.

M.P.


L’Amsicora

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