Di male in peggio. Dopo le decisione di Liberu e A Innantis, che hanno incredibilmente scelto di cercare il loro posto nel campo allargato di centro sinistra, insieme a Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, ora è il turno di Irs e Progres, che ieri hanno aderito al cosiddetto “secondo polo”. O, se preferite, l’“alternativa antagonista”. Compagni di viaggio – udite udite – Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo.
L’indipendentismo sardo raramente aveva toccato dei punti così bassi, riducendosi a cercare sponda nei partiti che non hanno mai mostrato alcuna sensibilità verso i temi storici che riguardano la Nazione sarda. O che, peggio ancora, non l’hanno nemmeno mai voluta prendere in considerazione. Interlocutori pronti a timide aperture in campagna elettorale (memorabile Massimo Zedda: “La Nazione Sarda? Un concetto interessante”) salvo poi rimangiarsi tutto alla prova dei fatti.
Negli ultimi 4 anni abbiamo visto le anime belle dell’indipendentismo lanciare continuamente i loro strali sull’alleanza tra il Partito Sardo d’Azione e la Lega di Salvini, da loro considerato un partito della destra più becera e populista. Peccato che poi abbiano fatto ben di peggio, cercando riparo tra le braccia di chi – quanto a nazionalismo italiano – ha poco da invidiare persino a Fratelli d’Italia e alla Meloni.
E mentre il Psd’Az è chiamato alla sua doverosa autocritica per non essere mai riuscito a essere “fratello maggiore” per i tanti schieramenti identitari nati (e spesso morti) nel volgere di pochi anni, dall’altra si staglia una speranza: che queste scelte suicide rappresentino la pietra tombale per l’indipendentismo sardo, almeno per come si è ridotto da almeno una decina d’anni a questa parte: un movimento elitario, inconcludente e che – come ha dimostrato – ha come suo orizzonte ideale la sinistra salottiera italiana, impegnata a discutere soltanto di femminismo intersezionale e cambiamento climatico. Dalle sue ceneri non potrà che rinascere un movimento più forte, in grado di coinvolgere un elettorato ben più ampio del solito “zerovirgola“. E, soprattutto, un movimento lontano da ideologie fallimentari e già sconfitte dalla storia.